“Il ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali alla fine del 2017 si è finalmente dotato di una Direzione generale delle Foreste con compiti di rappresentanza e tutela degli interessi forestali nazionali in sede europea e internazionale e di raccordo con le politiche forestali regionali”. Lo sottolinea soddisfatto Concezio Gasbarro, riconfermato presidente della Federazione nazionale delle risorse boschive e delle coltivazioni legnose di Confagricoltura.
“Questo vuol dire – sottolinea – una maggiore attenzione per il comparto, ma anche una maggiore condivisione e uniformità sulle strategie da portare avanti a livello nazionale anche se dovranno ovviamente essere declinate sulla base delle esigenze delle Regioni. E’ un passaggio importante per un Paese che vanta il 35% della superficie nazionale coperta da boschi, pari a circa 12 milioni di ettari”. L’Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali di carbonio, realizzato dal Corpo forestale dello Stato e dal Crea, certificava infatti come nel decennio 2005-2015 la superficie forestale nazionale fosse cresciuta del 5,8 per cento a quota 10.987.805 ettari.
La creazione di una direzione generale delle Foreste a livello ministeriale è tuttavia l’unica nota positiva dell’anno appena concluso, come fa notare sempre Gasbarro: “Nonostante l’ampia disponibilità di materiale legnoso prelevabile in Italia e il costante incremento delle superfici a boschi, nel nostro Paese si continua a importare molto. L’Italia riesce a utilizzare meno della metà del tasso di incremento annuo di boschi e foreste. Il problema è che gli imprenditori forestali non riescono a costruire forme di aggregazioni in grado di affrontare le sfide del mercato. E’ importante, invece, recuperare la capacità di programmare la produzione e di stipulare contratti con l’industria in modo da governare l’offerta nei tempi e nei modi più corretti”.
A preoccupare secondo Gasbarro è quindi la mancanza di un approccio strategico, la frammentarietà e l’ubicazione delle superficie boscata in zone collinari e boschive disagiate in termini di infrastrutture e quindi di accessibilità. “Risulta difficile in molti casi – rimarca – anche reperire i proprietari a causa della polverizzazione di queste superfici”.
Servono quindi, secondo il presidente nazionale della sezione di prodotto, azioni di tutela e valorizzazione del patrimonio forestale attraverso lo sviluppo di forme aggregative e di filiere produttive commisurate ai tre impieghi della risorsa forestale, l’arredo, il materiale da costruzione e il settore energetico, che è anche quello che più di ogni altro ricorre alle importazioni.
Le regioni più all’avanguardia in termini di utilizzo delle risorse boschive? Il Trentino Alto Adige, il Veneto, l’Emilia Romagna, la Toscana e l’Umbria. La specializzazione e le performance sono legate soprattutto, fa notare sempre Gasbarro, alla capacità degli enti locali delegati alla gestione del patrimonio forestale di favorire un confronto con i produttori e commisurare gli interventi in modo adeguato. “Servono ad esempio infrastrutture che permettano di accedere alla materia prima in modo più agevole, presenti ad esempio in Trentino Alto Adige e non in Abruzzo.” (F.B.)