Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale entra in vigore il Decreto del MITE (Ministero della Transizione Ecologica) del 15 settembre 2022 che incentiva la produzione di biometano (agricolo e d rifiuti organici) immesso nella rete del gas e destinato ai trasporti ed agli altri usi (industria, civile, agricoltura), tra cui quello agricolo. Un’opportunità per le imprese agricole di avviare nuovi investimenti, ma anche riconvertire gli impianti a biogas esistenti.
Un simile risultato concretizza il forte impegno di Confagricoltura per traguardare maggiori opportunità di crescita della digestione anaerobica in agricoltura, con una attenzione sempre elevata sia verso i nuovi impianti sia verso quelli già in essere.
In merito agli incentivi riportiamo l’articolo di Roberta Papili della Direzione “Sviluppo sostenibile e innovazione di Confagricoltura”.
C’è attesa da parte delle aziende agricole per l’entrata in vigore del nuovo regime di incentivazione del biometano prodotto da matrici agro-zootecniche definito con il decreto MITE del 15 settembre 2022. Le nuove regole saranno affiancate a quelle sugli incentivi destinati al biometano destinato ai trasporti (DM 2 marzo 2018) recentemente prorogato a tutto il 2023 per le iniziative avviate entro ottobre 2022. Il decreto – secondo quanto previsto dal decreto legislativo 199/21 che ha recepito la direttiva UE per la promozione delle energie rinnovabili e in coerenza con le misure di sostegno agli investimenti del PNRR – disciplina l’incentivazione del biometano immesso nella rete del gas naturale per l’utilizzo non solo nei trasporti, ma anche (e questa la principale novità) nei settori industriale, residenziale, terziario e agricolo. Il settore biometano potrà beneficiare di nuove risorse per un ammontare complessivo pari a 1.730,4 milioni di euro per il periodo 2022-2026.
L’ambito di applicazione.
Il decreto del 15 settembre scorso disciplina l’incentivazione del biometano (gassoso o liquido) immesso nella rete del gas naturale e prodotto nel rispetto dei requisiti di sostenibilità e di riduzione delle emissioni rispetto all’uso di fonti fossili. La sua produzione può provenire sia da nuovi impianti a biogas alimentati da matrici agricole, sia da impianti riconvertiti e sia da nuovi impianti alimentati con rifiuti organici. L’accesso agli aiuti economici è consentito ai soli impianti per i quali gli interventi siano avviati dopo la pubblicazione della graduatoria di ammissione e che entrino in esercizio entro il 30 giugno 2026. L’incentivo, così come previsto dal Piano nazione di ripresa e resilienza, prevede un contributo in conto capitale fino al 40% del costo ammissibile e una tariffa che viene applicata alla produzione netta di biometano per una durata di 15 anni. L’accesso agli incentivi avviene a seguito dell’aggiudicazione di procedure competitive pubbliche (aste al ribasso) in cui sono messi a disposizione contingenti annuali di capacità produttiva. Entro il 2022 è prevista una sola procedura competitiva, mentre dal 2023 almeno due all’anno.
Requisiti per l’accesso agli incentivi.
Accedono alle procedure competitive gli impianti che abbiano l’autorizzazione alla costruzione e all’esercizio e che dispongano del preventivo di allacciamento alla rete gas. Inoltre, deve essere verificata la conformità del biometano ai criteri stabiliti dalla direttiva 2018/2001/UE ai fini del rispetto del principio del “non arrecare un danno significativo”.
Gli impianti, inoltre, devono rispondere ad almeno uno dei seguenti requisiti in materia di sostenibilità: il biometano destinato al settore dei trasporti deve derivare dall’uso di materie prime utilizzabili per la produzione di biocarburanti avanzati e la cui produzione deve aver raggiunto una riduzione di almeno il 65% delle emissioni di gas a effetto serra mediante l’uso della biomassa.
La produzione di combustibile destinato ad altri usi previsti dal decreto, invece, deve aver conseguito una riduzione di almeno l’80% delle emissioni di gas a effetto serra. Proprio il soddisfacimento di tali ambiziosi limiti, rappresenta la principale sfida del biometano agricolo. Nel caso poi di impianti agricoli situati in zone vulnerabili ai nitrati con carico di azoto di origine zootecnica superiore a 120 chili per ettaro, dovranno essere alimentati almeno con il 40% in peso di effluenti animali. Inoltre, i progetti devono prevedere: vasche di stoccaggio del digestato con un volume pari alla produzione di almeno 30 giorni fornite di coperture a tenuta di gas e dotate di sistemi di captazione e recupero del gas da reimpiegare per la produzione di energia elettrica, termica o di biometano. Quest’ultimo requisito non è richiesto nel caso in cui il digestato venga avviato direttamente al processo di compostaggio. Per quanto riguarda il biometano destinato ai trasporti, rimane sempre il quantitativo massimo di producibilità assegnata a questo uso (introdotto dal DM 2.03.18) di 1,1 miliardi di metri cubi l’anno calcolata tenendo conto della producibilità prevista dallo stesso decreto. Per gli impianti di capacità produttiva pari o inferiore a 250 metri cubi l’ora (Smc/h) è possibile richiedere l’erogazione della tariffa omnicomprensiva. In alternativa, il produttore può scegliere l’erogazione di una tariffa premio. Per gli impianti di capacità produttiva superiore ai 250 metri cubi l’ora la tariffa spettante è erogata in forma di tariffa premio, a cui si aggiungono le garanzie di origine (GO) che certificano la destinazione d’uso del biometano nei consumi finali.