Foto di Peter Chou da Pixabay

Il convegno organizzato dalla Sezione avicola regionale di Confagricoltura del 20 gennaio ha visto la partecipazione di oltre 200 allevatori

Il Veneto ha superato la Lombardia nel triste primato di casi di influenza aviaria. Sabato 18 nel Veronese è stato accertato l’ultimo focolaio in un allevamento di galline ovaiole che, alla data del 20 gennaio, fa salire il totale regionale a 24 casi, contro i 23 lombardi, e a 53 il numero complessivo di focolai di aviaria in Italia, che hanno colpito anche Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna.

Il dato è emerso nel corso dell’incontro con le aziende avicole regionali convocato da Confagricoltura Veneto nella sede di Padova ad Albignasego, al quale hanno preso parte 200 allevatori da tutta la regione tra presenze e collegamenti online anche dalla Lombardia.

Calogero Terregino, direttore del dipartimento di Scienze biomediche comparate dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, ha tracciato il quadro della situazione epidemiologica: “L’ultimo focolaio ha colpito un grande allevamento di ovaiole nel Veronese, con un impatto notevole anche in termini sanitari. Il virus si sta modificando: circola in nuove aree come il Trevigiano, finora poco a rischio, con nuovi uccelli volatili infetti che lo propagano, come gli ibis e gli aironi,  riuscendo anche ad adattarsi ad ambienti diversi da quelli accertati finora.  Una situazione che pone un punto di domanda  sulle misure di biosicurezza, che potrebbero non essere più sufficienti, e che rilancia la riflessione sulla necessità di ricorrere al vaccino, attualmente in sperimentazione tra Italia e Olanda. Ne sono già pronti alcuni di nuova generazione, in particolare per tacchini e galline ovaiole”.

Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto e Michele Barbetta, presidente di Confagricoltura Padova e del settore avicolo regionale dell’associazione, hanno sottolineato la preoccupazione degli allevatori. “E’ necessario che si mettano in atto misure finalmente efficaci per arginare questa malattia, che sta causando danni alle aziende, scoperte per quanto riguarda gli indennizzi per danni indiretti dovuti al fermo allevamento. Ricordiamo che il 30% della carne avicola nazionale arriva dal Veneto, che conta 6.300 aziende produttrici per un fatturato pari a 700 milioni annui. Il settore avicolo è strategico per la nazione: la carne avicola copre il 40% di quella consumata e ogni cittadino ne consuma annualmente circa 22 chili, oltre a 118 uova”.

Aggiunge Simone Menesello, presidente nazionale del settore avicolo di Confagricoltura e allevatore padovano: “Da troppi anni viviamo questa situazione e non abbiamo più armi a disposizione. E’ ora di procedere con azioni concrete, a cominciare da strumenti tempestivi che fermino subito i virus negli allevamenti colpiti e da risorse per dare ristoro alle aziende”.

Da Venezia, in video collegamento, è intervenuto Federico Caner, assessore regionale all’Agricoltura: “Dopo che Confagricoltura ci ha  informato sull’evolversi degli eventi, abbiamo agito immediatamente con il ministero, sia con una nota formale, sia sentendo  il capo di gabinetto. Di fatto chiediamo l’intervento della riserva di crisi per i danni indiretti relativi anche alle annate pregresse. Ho ottenuto l’assicurazione che verranno stanziati  fondi adeguati. Ci rendiamo conto della gravità della situazione e siamo impegnati su ogni fronte, compreso quello del vaccino che potrebbe essere adottato in futuro”. Concetti ribaditi da Enoch Soranzo, vicepresidente del Consiglio della Regione Veneto e dalla consigliera regionale Elisa Venturini.

In conclusione l’intervento di Luca De Carlo, presidente della Commissione agricoltura del Senato: “L’aviaria non è più un’emergenza  ma una piaga ricorrente – ha detto -. Dobbiamo cambiare strategia e i ministeri preposti si stanno attivando in questo senso, perché questa è una battaglia che deve essere vinta, per preservare un settore strategico per l’Italia”.

Da ottobre 2024 in Veneto si sono verificati 24 casi, distribuiti tra le province di Verona (14), Treviso (7) e Venezia (3) secondo i dati dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie. Sono 37 gli uccelli selvatici in cui è stato trovato il virus H5N1, in particolare nelle province di Venezia, Verona, Padova e Rovigo. Si tratta di alzavole, gabbiani, oche, anatre selvatiche, germani reali, barbagianni, aironi, picchi, cormorani e falchi.