Conferma al timone di Confagricoltura Veneto per il trevigiano Lodovico Giustiniani. Il Consiglio direttivo, a seguito dell’assemblea annuale dell’organizzazione regionale, ha rinnovato la fiducia al presidente uscente, che continuerà a guidare l’associazione nel prossimo triennio. Amministratore dell’azienda agricola Borgoluce di Susegana e presidente dell’Associazione veneta allevatori, oltre che consigliere del Consorzio di tutela del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene docg, Giustiniani sarà affiancato da due nuovi vicepresidenti: l’allevatore di bovini da carne Luigi Andretta, ex presidente di Confagricoltura Venezia e Paolo Ferrarese, ex presidente di Confagricoltura Verona e titolare di un’azienda a indirizzo cerealicolo-zootecnico.
“Arriviamo da un 2020 che ricorderemo tutti quanti – ha sottolineato Giustiniani – perché mai avremmo creduto che un virus avrebbe fermato non solo l’Italia, ma il mondo intero, bloccando tutta l’economia e la vita sociale. A distanza di oltre un anno, la pandemia non è ancora terminata. La speranza è che con il vaccino si possa tornare alla normalità, ma, nonostante la ripresa, si vive sempre con l’apprensione che arrivi un nuovo stop. Abbiamo difficoltà a fare programmi per il futuro e anche i mercati sono ancora instabili, come dimostrano i prezzi alle stelle della soia e di mais. Ci sono invece molti settori che avrebbero bisogno di stabilizzazione dopo la lunga sofferenza. Parliamo dei settori connessi all’attività agricola, come l’agriturismo e la ristorazione, ma anche il vitivinicolo rimasto bloccato a lungo con l’Horeca, il lattiero-caseario e quello delle carni, in primis quelle suine”.
La pandemia ha bloccato o rallentato anche la politica comunitaria, ritardando l’approvazione della Pac. “Di fatto il nuovo Parlamento, che si è insediato nel 2019, non è riuscito a licenziare la nuova Politica agricola comune tanto attesa nei tempi prefissati – ha rimarcato il presidente -. Solo la settimana scorsa sono state approvate le nuove disposizioni, che saranno operative dal 2023 al 2027. I risultati non ci piacciono, perché avremo un taglio di risorse del 15 per cento rispetto al periodo 2014-2020 e di semplificazione ce ne sarà poca. Confidiamo nel Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, con alcuni miliardi stanziati per l’agricoltura che andranno a vantaggio del 4.0, cioè del rinnovo parco macchine e della digitalizzazione, e delle fonti rinnovabili. Noi puntiamo soprattutto al rilancio del biometano, importante per gli impianti di biogas e per dare continuità agli oltre 1.200 impianti agricoli già esistenti in Italia”.