La relazione del presidente Donazzolo all’assemblea annuale: “Pascoli distrutti dalla fauna selvatica e bestie divorate dai lupi. Siamo minacciati su ogni fronte”
Belluno, 1 giugno 2018 – “Pascoli distrutti dai cinghiali, lupi che aggrediscono le mandrie, volpi che compiono razzie negli allevamenti senza che si possa muovere un dito. La nostra proprietà privata è minacciata su ogni fronte e nessuno ci difende. È tempo che gli agricoltori si rimbocchino le maniche e lo facciano loro, prima che sia troppo tardi”.
Il problema della fauna selvatica in provincia di Belluno è stato uno dei passaggi più sentiti nella relazione di Diego Donazzolo, presidente di Confagricoltura Belluno (oltre 400 soci), che ha aperto ieri l’assemblea annuale dell’associazione che si è svolta all’agriturismo Ai Zei. Donazzolo è tornato sul problema del lupo, che assilla gli allevatori alla vigilia dell’alpeggio e causa il fuggi-fuggi di turisti (- 20% in alcune zone), ma anche a quello di cervi, cinghiali, volpi, che si stanno moltiplicando nonostante la presenza del grande predatore, causando danni alla proprietà e agli animali domestici. “Gli indennizzi sono davvero irrisori a fronte di perdite di raccolto importanti – ha detto Donazzolo – e anche sotto il profilo della burocrazia le procedure non hanno visto alcuna semplificazione. Ci conforta la nascita di un movimento trasversale, l’Associazione salvaguardia alpina, che ha creato un fronte di agricoltori e allevatori, oltre le appartenenze sindacali, pronto a dare battaglia per difendersi dal lupo”. Prossimamente, ha spiegato Giulia Frigimelica, portavoce dell’associazione, verrà prodotto un documento che verrà presentato al sindaco di Belluno e, in seguito, alle altre istituzioni.
Donazzolo ha quindi tracciato un bilancio dell’economia bellunese, con riferimento in particolare agli aspetti della scarsa redditività dei prodotti. Sul tavolo, per cominciare, la crisi del latte, che tra il crollo dei consumi (- 16% negli ultimi 4 anni) e la sovrapproduzione europea sta vivendo nuovamente un periodo di incertezza: dalla Germania alla Francia si assiste a un surplus di prodotto in media del 5% rispetto al 2017 che a inizio anno ha portato a un crollo dei prezzi, facendo tornare tra gli allevatori lo spettro del periodo nero post fine quote latte. “Si parla molto del distretto biologico come un possibile sbocco futuro per il comparto – ha detto Donazzolo -, ma ad oggi, nonostante il bio sia in aumento, non c’è certezza di una redditività. Anche Lattebusche ci ha informato che gli sbocchi del mercato sono, ad oggi, limitati per il biologico. Per quanto ci riguarda, non abbiamo preclusioni nei confronti di un biodistretto, ma ragioniamo da imprenditori. Se ci saranno opportunità di reddito, saremo pronti a coglierle”. Un cenno anche al regolamento sui fitofarmaci, che potrebbe arrivare a fine anno: “Il bio non deve diventare un’imposizione, ma rimanere una scelta. Diverso è il discorso sulla sostenibilità, che può essere affrontata in diverse forme, a partire dalla lotta integrata che prevede una limitazione dei fitofarmaci abbinata a varie pratiche agronomiche. Siamo favorevoli anche a una certificazione, che identifichi e riconosca i prodotti di qualità”.
Un cenno alle continue piogge, che non stanno aiutando le colture. “Gli agricoltori non riescono a sfalciare i prati – ha spiegato Donazzolo -. Il rischio è di trovarci, come è successo qualche anno fa, con foraggio di bassa qualità e anche di scarsa quantità, con la conseguenza che le aziende dovranno andarlo a comprare, subendo un aggravio dei costi. Siamo in ritardo anche con le semine e con la preparazione dei terreni, che sono fradici e difficili da lavorare”.
Per quanto riguarda la sicurezza, il direttore Renato Bastasin ha ricordato come l’attenzione di Confagricoltura rimanga sempre alta alla luce dei dati recenti, che attestano come l’agricoltura sia uno dei settori più esposti agli infortuni sul lavoro. “Le crescenti prese di posizione degli organi competenti su questo argomento devono farci riflettere e farci impegnare ulteriormente nell’opera di sensibilizzazione degli operatori agricoli – ha sottolineato -. Proprio per potenziare l’azione su questo fronte è nato l’Ebab, ente bilaterale che incentiverà le misure per migliorare la prevenzione nei luoghi di lavoro, sovvenzionando corsi di formazione nelle aziende agricole, visite e sorveglianza sanitaria per i lavoratori. Per quanto ci riguarda, avvieremo una collaborazione con le scuole per avviare corsi sulla guida del trattore e implementare quelli per i forestali”.
Da potenziare, ha ricordato Bastasin, anche la filiera del legno: “Nel Bellunese ci sono enormi potenzialità di crescita per il settore, che finora è rimasto sempre relegato a un ruolo minore. Siamo riusciti a far ottenere il marchio di Gestione forestale sostenibile a oltre 14.000 ettari di bosco del Bellunese, dal Comelico al Cadore. Ora faremo anche un convegno nel Comelico con l’ordine degli agronomi su questo tema, proprio per lavorare sulle prospettive future”.