Anni luce avanti sull’agricoltura conservativa e le biotecnologie

Agricoltura conservativa, utilizzo di biotecnologie e dialogo con le istituzioni. Sono questi i tre punti su cui si è incentrato il viaggio in Brasile compiuto dai Giovani di Confagricoltura Veneto nelle scorse settimane, alla scoperta di cooperative agricole, allevamenti, centri di ricerca pubblici e privati, centri di stoccaggio di cereali, università.

I giovani, capitanati dal presidente, il polesano Francesco Longhi, e provenienti da tutte le province venete, hanno attraversato le regioni agricole del Parana (Iguacu, Londrina, Castro, Ponta Grossa) e Mato Grosso do Sul. “L’idea del viaggio è nata da un confronto con Anna Trettenero, presidente di Confagricoltura Vicenza e grande conoscitrice delle tecniche di agricoltura conservativa sudamericane, che ci ha spronati ad esplorare le realtà dove i settori agricoli sono cruciali per l’economia e la tenuta sociale – spiega Longhi, che gestisce un’azienda a seminativo a Crespino, in provincia di Rovigo -. Il Brasile è un Paese con condizioni climatiche e ambientali totalmente diverse dalle nostre, quindi una comparazione tra le due agricolture non è possibile. Tuttavia è molto importante capire come lo Stato del Paese sudamericano abbia compreso le potenzialità del settore agricolo, mettendolo nelle condizioni di trarre il massimo attraverso centri di ricerca, biotecnologie e un impiego di un sistema di coltivazione conservativo che consente di coltivare i terreni tutto l’anno e di non dissipare la sostanza organica. In questo modo il Brasile è diventato uno dei leader mondiali delle commodity”.

I Giovani di Confagricoltura Veneto hanno visitato l’Uel, Università di Londrina e il Tmg, centro di ricerca sperimentale per soia, mais e cotone. Tra le fazende in cui si sono soffermati anche quella del gruppo agricolo vicentino Brazzale, che ha sviluppato un sistema di allevamento estensivo silvo-pastorile con combinazione di bovini ed eucalipto. Visitati anche centri di stoccaggio di cereali con la guida di Berhard Kiep, presidente di Maizall, che riunisce le associazioni maidicole di Stati Uniti, Brasile e Argentina.

Dai brasiliani possiamo imparare molto sulla visione conservativa dell’agricoltura, un sistema innovativo che consente di migliorare la fertilità dei terreni e di produrre di più e meglio, ma in modo compatibile con l’ambiente. Inoltre abbiamo avuto la dimostrazione di come la crescita passi attraverso la ricerca, con l’utilizzo delle biotecnologie, che possono migliorare la produzione alimentare e consentire una maggiore resistenza di fronte ai cambiamenti climatici”.

Infine, di grande interesse la collaborazione esistente in Brasile tra agricoltori e istituzioni. “C’è una catena corta di dialogo che consente di risolvere i problemi in tempi rapidi – annota il presidente regionale degli under 40 di Confagricoltura -. Un rapporto stretto che esiste anche tra enti di ricerca e cooperative agricole, che dettano le loro esigenze operative e pratiche. È ciò di cui necessita anche il settore primario italiano, che, come accade in Brasile, deve essere considerato strategico e non essere costantemente nel mirino di ideologie che frenano lo sviluppo e l’evoluzione”.