Foto di Jai79 da Pixabay


TERRITORI IN CUI NON DOVREBBE ESSERCI LA PRESENZA DEL CINGHIALE

Con Dgr n. 800 dello scorso 12 luglio la Regione del Veneto ha effettuato l’“Individuazione dei distretti suinicoli di maggiore rilevanza sul territorio del Veneto” al fine di completare l’adeguamento del Piano Regionale di Interventi Urgenti (PRIU) al “Piano Straordinario di catture, abbattimento e smaltimento dei cinghiali (Sus scrofa) e Azioni Strategiche per l’Elaborazione dei Piani di Eradicazione nelle Zone di Restrizione da Peste Suina Africana (PSA).

Tra le altre misure il Piano prevede infatti che ogni Regione individui sul proprio territorio i “distretti suinicoli” di maggiore rilevanza, sulla base della densità di allevamento e di popolazione suinicola, ma anche sulla base di una valutazione economica e sociale o per ragioni di pregio genetico delle razze autoctone in relazione a contesti di valorizzazione del territorio. Con riferimento a tale individuazione, il Piano Straordinario stabilisce che le aree ricomprese in un raggio di 15 km dai distretti suinicoli di maggiore rilevanza sono da considerarsi aree non vocate alla presenza di cinghiali. Nella sostanza, all’interno di tali aree, le disposizioni per contenere la PSA prevederebbero l’effettiva eradicazione della presenza dei cinghiali. La vera sfida, dopo questo ennesimo adempimento burocratico, è ora l’intensificazione dell’azione di prelievo, mediante la caccia dove essa è possibile e mediante il controllo (sparo da altana e chiusini) nel resto del territorio.

Ricordiamo che l’infezione da peste suina africana, storicamente limitata al territorio della Sardegna fin dal 1978, è stata segnalata per la prima volta a gennaio 2022 in Piemonte. Da gennaio 2022 a maggio 2024 il numero di casi e la diffusione sul territorio nazionale, sono cresciuti arrivando a 2104 focolai su cinghiali e 21 di suini allevati ed interessando 8 regioni. Nel territorio

Veneto, fino a Maggio 2024, non sono stati confermati casi di PSA in suini ma, considerando

il ritrovamento di animali positivi in regioni confinanti come Lombardia ed Emilia Romagna

e l’avanzamento del fronte epidemico, si sono rese necessarie ulteriori misure di controllo

della diffusione della PSA anche nei territori in cui non sono ancora stati segnalati casi.