Di fronte ad uno scenario geopolitico internazionale ed economico incerto, alla volatilità delle principali commodities agricole, ai rialzi dei costi di produzione e in un momento di contrazione dei consumi, Confagricoltura e Unione Italiana Food hanno deciso di unire la produzione primaria alla trasformazione industriale, legando gli anelli delle varie filiere agroalimentari correlate alla dieta mediterranea, per consegnare al consumatore un prodotto finito, buono e sano, ma anche sostenibile e competitivo.
Confagricoltura e Unione Italiana Food hanno quindi dato vita a Mediterranea. Un’associazione che esprime un valore di 106 miliardi di euro (56 miliardi per l’industria e 49,2 miliardi per la parte agricola, incluso il valore aggiunto) e offre lavoro a oltre 650mila addetti, coinvolgendo due terzi delle imprese agricole italiane. Il presidente di Mediterranea è Massimiliano Giansanti, il vicepresidente Paolo Barilla.
L’associazione si propone prevalentemente due obiettivi:
- rafforzare – con progetti concreti e di filiera integrata – l’efficienza produttiva delle filiere “dal campo alla tavola”, sia in termini di competitività sui mercati globali, sia in termini di sostenibilità delle produzioni, di efficientamento della rete logistica e dei sistemi di stoccaggio;
- valorizzare il modello mediterraneo e la sua filiera in termini di informazione, promozione e educazione alimentare.
L’associazione non si prefigge alcuno scopo di natura economica, ma intende creare un sistema che consenta alle filiere produttive di operare in maniera competitiva e virtuosa, consolidando così la leadership europea del settore agroindustriale.
Gli accordi che Mediterranea andrà a costituire saranno caratterizzati da quegli elementi necessari affinché i prodotti scaturiti da tali disciplinari raggiungano elevati standard di qualità, tanto da essere certificati da enti terzi. Questi passaggi, oggetto dell’accordo di filiera, saranno poi elaborati e gestiti attraverso un sistema digitale, essenziale per la tracciabilità del prodotto. La valorizzazione delle materie prime e dei relativi prodotti oggetto dell’accordo di filiera consentirà di attribuire un premium price ai prodotti finali, grazie a un posizionamento “alto”. Attraverso una strutturazione semplice – con regole minime di ingaggio per gli operatori dell’agroalimentare – assicureremo un vantaggio di mercato alle produzioni ma anche agli agricoltori, che a fronte di un contesto garantito (un’equa remunerazione, al riparo dalle oscillazioni del mercato, con premi di produzione legati al raggiungimento di specifici parametri qualitativi e di sostenibilità) produrranno di più e meglio. Con il vantaggio – per tutta la filiera e per l’intero sistema agroalimentare italiano – di essere più competitivi sul mercato.