A partire dalla fine di giugno Agrofarma-Federchimica pubblicherà ogni mese un Osservatorio con aggiornamenti costanti sul consumo di chimica nei campi italiani.
Dai primi dati anticipati dall’osservatorio emerge che l’Italia è tra i Paesi più virtuosi d’Europa. Fra il triennio 2010-2012 e quello 2019-2021, in Italia le vendite di fitofarmaci si sono ridotte del 17%, passando da 140mila a 115mila tonnellate. La riduzione è stata più marcata per i fungicidi e per gli insetticidi (-21%). In un confronto con Francia, Germania e Spagna, inoltre, il nostro Paese è quello che ha registrato la maggior contrazione nelle vendite di prodotti fitosanitari: tra il 2016 e il 2021 la diminuzione media annua è stata del 3,5%, rispetto allo 0,7% della Francia, allo 0,2% della Spagna e addirittura alla crescita, in Germania, dello 0,8%. Parallelamente alla diminuzione dei pesticidi, sono aumentati gli acquisti di sostanze attive classificate “a basso rischio”. Azzerare l’uso dei fitofarmaci non è possibile: secondo uno studio dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, il risultato sarebbe una riduzione media della produzione agricola del 70%. Significherebbe, in Italia, passare da 15,1 miliardi di euro di fatturato agricolo a soli 4,4 miliardi di euro. «Tutti condividiamo gli obiettivi della strategia europea Farm to Fork – dice il presidente di Agrofarma Vanelli – quello che non condividiamo sono i tempi per raggiungerli. Il 2030 è un traguardo troppo sfidante, ma credo che tra il 2030 e il 2040 i nuovi agrofarmaci green avranno un’accelerazione importante». «Il 30% degli investimenti in ricerca delle nostre imprese è già dedicato allo sviluppo di agrofarmaci di origine naturale».