Lo scorso 17 giugno il Consiglio Ue – con il voto contrario di Italia, Ungheria, Olanda, Polonia, Finlandia e Svezia e l’astensione del Belgio – ha adottato a maggioranza qualificata il Regolamento sul Ripristino della Natura (Nature Restoration Law).

E’ stato determinante il voto dell’Austria, che ha cambiato posizione con il sì della ministra dell’Ambiente austriaca, Leonore Gewessler. Sul caso il Governo austriaco ha annunciato di voler ricorrere presso la Corte di Giustizia Europea per chiedere l’annullamento del voto, contrario alle indicazioni originali, sconfessando così il proprio ministro.

La normativa, ricordiamo, mira a mettere in atto misure per ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marittime dell’Ue entro il 2030 e tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050. Sono stabiliti obiettivi e obblighi vincolanti per il ripristino della natura in ciascuno degli ecosistemi elencati, da quelli terrestri a quelli marini, d’acqua dolce e urbani.

Il regolamento europeo sul Ripristino della Natura suscita preoccupazione perché è un’ulteriore norma che compromette di fatto il potenziale produttivo dell’agricoltura. Confagricoltura aveva più volte segnalato che molte delle richieste e degli oneri previsti dalla proposta trovavano già attuazione in altre norme e che questa legge avrebbe solo aumentato le incombenze per gli agricoltori, compromettendo ancora una volta la produttività, quindi la sicurezza degli approvvigionamenti e prezzi equi per i consumatori. Nonostante i miglioramenti al testo rispetto alla prima stesura, la norma rimane insoddisfacente poiché non tutela la superficie agricola e non prevedere fondi adeguati a raggiungere gli obiettivi fissati.