Auspichiamo che si trovi una mediazione per mettere a punto uno strumento semplice e specifico, adatto per le prestazioni di lavoro occasionale e destrutturato che non è possibile retribuire con i contratti in essere.
Confagricoltura Veneto interviene nel dibattito che si è riacceso sui voucher, dopo l’annuncio dell’introduzione di un nuovo tipo di buoni per pagare i lavori saltuari inserito in un emendamento alla cosiddetta “manovrina” del 20 aprile.
«I voucher sono stati uno strumento importantissimo per le prestazioni accessorie – spiega Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto -, consentendo di andare a regolare il lavoro che prima era sommerso. Eliminandoli il governo ha buttato via il bambino con l’acqua sporca, privandoci, per quanto ci riguarda, di uno strumento flessibile, utilizzato per le campagne di raccolta, che in agricoltura era limitato a studenti e pensionati. Questi limiti sono stati la barriera più efficace contro ogni abuso, come dimostrano i dati del 2016 che ci vedono al penultimo posto nella classifica dei voucher riscossi. Noi siamo contro qualsiasi abuso e favorevoli a incentivare i controlli dove sia necessario, però ora il governo deve trovare una mediazione, conciliando le posizioni sindacali per arrivare a trovare un sistema funzionale alle aziende e ai lavoratori”.
Dai dati dell’Inps riguardanti il Veneto i numeri parlano chiaro. Su 16.797.260 voucher riscossi nel 2016, solo 643.597 sono stati quelli del settore agricoltura, penultimo nella classifica dei voucher riscossi, dove svettano il commercio con 2.626.892 buoni; il turismo con 2.489.236, il terziario e servizi con 1.712.577. In Veneto i maggiori utilizzatori di voucher in agricoltura sono le province di Treviso e Verona, seguite da Venezia e Vicenza. Senza buoni la retribuzione dei rapporti occasionali di lavoro torna ad essere difficoltosa e finisce per danneggiare le categorie deboli, come quelle dei pensionati, dei cassintegrati e dei disoccupati.